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16.11.11

dolore e dispiacere di Tosa


A proposito di donna ...

[...] Progressivamente si fa spazio l’idea dell’emancipazione della donna da modelli culturali che la vedevano relegata a ruoli esclusivamente intrafamiliari. Dapprima nel Centro-Nord e poi anche nel Sud sempre più donne avanzano nei livelli di studio e si fanno apprezzare nel mondo del lavoro, dimostrando di non essere da meno dei colleghi maschi.
Vecchi tabù vengono sfatati, in particolare, quello del sesso – grazie anche alla diffusione del Rapporto Kinsey – ancora tenacemente vissuto (soprattutto nel contesto rurale, ma anche presso il proletariato urbano) come colpa da espiare e da tenere occultata, suscettibile di essere riscattata solo nella prospettiva del concepimento, della nascita e dell’allevamento della prole, nella cornice dell’istituto matrimoniale.

Una situazione "che metteva in risalto una sorta di miseria sessuale vigente nel nostro paese, frutto di una morale doppia, di una concezione cattomaschilista, portata a sdoppiare la figura della donna in moglie e madre premurosa da un lato e donna fatale, passionale, carnale, sessualmente attraente dall’altra. La conseguenza era che molti giovani si rivelavano incapaci 'di amare la propria ragazza completamente e fisicamente' in quanto per il maschio italiano, quasi sempre iniziato al sesso nei bordelli, le fidanzate, le mogli rappresentavano la purezza e non il sesso".

Mentre negli anni Cinquanta una buona moglie doveva essere sessualmente disponibile, ma sostanzialmente passiva e recettiva, nei Sessanta comincia a prendere forma e nei Settanta si afferma definitivamente una diversa concezione della donna, che le riconosce un’attitudine attiva e fantasiosa, capace di reinterpretare la relazione coniugale. In questo processo di trasformazione svolge una parte non secondaria la progressiva diffusione del modello borghese della famiglia, che s’impone anche presso i ceti sociali diversi (i quali avanzano verso i livelli di reddito dei ceti medi e aspirano a emularne gli atteggiamenti), attraverso una serie di comportamenti francamente innovativi, come la tendenza al matrimonio d’amore.
Questo diventa praticabile lì dove una certa modesta agiatezza già consente ai giovani di dare ascolto ai propri sentimenti, senza doversottostare all’ingerenza dei genitori in una scelta di vita tanto impegnativa.


Tramonta quindi inesorabilmente la consuetudine dei matrimoni combinati dai familari, con criteri di appartenenza sociale e con prevalenti finalità di lavoro e di guadagno, che andavano soddisfatte precocemente, per stringenti necessità di bilancio familiare.
Soprattutto per le giovani donne inizia un periodo di cambiamento, ma anche di rischio. Nuovi contesti di esperienza si propongono per tantissime adolescenti, per la prima volta abilitate a incontrarsi liberamente coi propri coetanei, al difuori dell’ambito familiare, nel campo neutro della scuola. La possibilità di operare raffronti fra progetti di vita molto diversi, apre alle giovani nuovi orizzonti, ma li mette a repentaglio.
Il terreno scolastico moltiplica le occasioni di frequentazioni fra teenager di entrambi i sessi e le opportunità di crescita personale (culturale, sociale, politica e intellettiva), alla quale le donne pagano comunque un alto tributo di conflitti psicologici e interfamiliari:
"Erano ancora poche per le donne le forme di comportamento in pubblico che permettessero l’espressione di sé senza ingenerare sanzioni o stupore. Costretti ad esporsi nel nuovo spazio vitale i tratti del carattere di ciascuna – fossero essi la timidezza estrema, la curiosità intellettuale, la competitività, la fantasia, la passione politica, la sensibilità religiosa, la sensualità – spiccavano subito come singolari, attiravano l’attenzione e il commento.
Bastava pochissimo per essere in eccesso rispetto alla media. Il semplice delinearsi di una personalità femminile come carattere pieno suscitava il bisogno da parte maschile (e del coro delle famiglie e delle autorità scolastiche) di segnare a dito e classificare dall’alto: si coniavano parole speciali per stigmatizzare le "diverse" (è una psicopatica, è una nevrotica, è una ninfomane) che costituivano un motivo di scoraggiamento, o un alibi, per chi era tentato di imitarle".
Sono spesso le teenager a rappresentare la novità dei nuovi comportamenti; le ragazze ancora nell’adolescenza o appena uscitene si rivelano le più consapevoli e sicure nell’ambito delle relazioni con l’altro sesso.

Queste giovanissime – tanto disinibite e anticonformiste negli atteggiamenti e nel modo di abbigliarsi da essere talora definite "ninfette" dai giornali e dai rotocalchi, quando apparivano troppo spregiudicate – rappresentano un fatto nuovo, finanche sconcertante, per la velocità con cuimaturano rispetto al recente passato, per i loro atteggiamenti esteriori, per la maggiore autonomia nei confronti del sesso, per la disinvoltura nel gioco della seduzione e del flirt, divenuto tra i giovani molto più agevole e frequente, grazie soprattutto alla parziale rinuncia materna ad educare e alle nuove occasioni di incontro fuori del contesto familiare.
Soprattutto sono le ragazze della nuova borghesia ad essere, rispetto alle loro mamme, assai più sveglie ed intraprendenti. Con loro nasce la prima generazione di donne che godono di ampia libertà.

Si cimentano nei flirt, ma non si concedono solo sfuggenti carezze e sguardi malandrini… Resiste, ultimo baluardo morale, la bandiera della verginità, che è considerata ancora un valore, tuttavia più dai padri, dai fratelli, dai fidanzati e dai futuri mariti che dalle ragazze stesse.

Comunque, non è tanto il timore di perdere la purezza, che le trattiene dall’avere un rapporto completo, quanto la paura di restare incinte; e prima di arrivare al rapporto sessuale, passano per una serie di tappe intermedie, più o meno rapide: conoscono dapprima i baci, le carezze, le uscite, collettive o meno, al cinema e alle feste, tutto il rituale amoroso che si è messo in moto sin dal periodo interbellico.
… Il cinema ben fotografa e promuove una versione della ragazza ideale italiana secondo i canoni estetici degli anni Cinquanta, una "maggiorata", smaliziata ma perbene, consapevole ma cauta. Il termine "maggiorata" nasce proprio negli anni Cinquanta, per indicare una serie di attrici (Marisa Allasio, Sofia Loren, Silvana Mangano, Gina Lollobrigida…) che inizialmente si imposero sugli schermi cinematografici più per la loro prorompenza fisica che per le loro capacità di recitazione…
L’invenzione del termine si deve a Vittorio De Sica, il quale, nell’episodio "Il processo di Frine" del film "Altri tempi", nei panni di un avvocato difensore, definisce il personaggio interpretato da Gina Lollobrigida una "maggiorata fisica", in contrapposizione alla definizione di "minorata psichica" che le era stata attribuita.
Il termine fa riferimento alla prosperosità del seno, ma anche ad una certa abbondanza di fianchi, e viene usato ancora oggi per indicare una donna dotata di analoghi requisiti esteriori.
[...] In effetti, in questi anni cresce il numero delle giovani disposte a sfidare i pregiudizi, l’emancipazione della donna procede, sormontando ogni difficoltà. Tra giovani innamorati si va affermando il costume del "fidanzamento senza impegno" a riprova che la relazione uomo-donna sta mutando aspetto, e nei rapporti tra i due sessi comincia a manifestarsi l’autonomia decisionale del "gentil sesso".
Inizia una progressiva presa di coscienza, che è dapprima sporadica e individuale, ma che, nel giro di qualche anno, diviene davvero generale e collettiva, fino al punto di porsi come atto di ribellione esplicita.
Si tratta di un sovvertimento di valori, di un processo sociale che introduce l’erotismo come genere di consumo per il tempo libero, stimolato dalla propaganda commerciale e diffuso dai quotidiani, dalla cartellonistica pubblicitaria, dalla televisione, dal cinema e dalle immancabili canzonette, che, come il ballo danno un contributo altissimo al superamento delle "barriere" tra i due sessi. È comunque una rivolta che all’inizio si sviluppa nel privato, all’interno delle singole famiglie, non ancora pubblicamente e, tuttavia, presentando già i contenuti tipici delle successive rivendicazioni del movimento femminista, che alimentarono la cosiddetta "questione femminile".

Allo stesso tempo si tratta di un evento conflittuale, perché questi atteggiamenti delle più giovani si scontrano con una pratica di vita, una consuetudine morale, regolata ancora dai tabù e dalla forma mentis che aveva disciplinato la vita delle loro madri, delle loro nonne e della famiglia di stampo tradizionale.


Pagine tratte da: Enzo Cioffi, Cambia la musica nell’Italia che decolla. Società, giovani e sound dagli anni ’50 al ’68, prefazione di Francesco Barbagallo, copertina di Perino e Vele, Tullio Pironti Editore, Napoli 2010, pp. 382 (più 94 immagini inedite), Euro 20. Disponibile in tutte le librerie d’Italia.di: Enzo Cioffi..