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21.12.08

IL TABU' ....insegnami ad amare

Qualche anno fa ebbi una furibonda discussione con dei
miei collaboratori sulla differenza tra xenofobia e
razzismo.
Cercherò di esporre come la vedo, inevitabilmente
semplificando.
Se in una società compatta antropologicamente,
come era quella Italiana fino a qualche anno fa,
si insedia un nucleo proveniente da una cultura
tutt'affatto diversa, con usi e costumi eterogenei,
lingua diversa, diversa religione, diverso
abbigliamento, diversa cucina, diversi rapporti
parentali, è normale che venga vissuta con
diffidenza e sospetto, fintanto che non cominci
un rapporto di reciproca conoscenza.
Allora lentamente può subentratre la tolleranza,
e poi il rispetto reciproco, sempre che chi
governa metta in atto degli strumenti che
facilitino questo processo,e non lo ostacolino.
Questa diffidenza iniziale verso chi è totalmente
diverso da noi è, dal punto di vista antropologico,
assolutamente naturale e funzionale alla
conservazione della coesione della comunità
originaria, è un riflesso culturale comprensibile,
anche se superabile.
Questo è ciò che può essere definito xenofobia.
Ma quando ci si confronta con un cittadino
Italiano, che ha frequentato la scuola italiana,
che parla non solo un buon Italiano, ma persino
il dialetto locale, che tifa per la tua stessa
squadra, che paga le tue stesse tase, che mangia
i tuoi stessi spaghetti, e solo per il fatto che
la sua pelle ha un diverso colore non viene
riconosciuto come un tuo simile con uguali doveri
e diritti, e anzi viene vissuto come appartenente
ad una razza inferiore e non degno di essere tuo
pari, ecco questo è puro razzismo.
E io temo che sarà questo il problema che si
presenterà a breve, quando in questo paese
ci saranno, come nel resto d'Europa, cittadini
Italiani di vario colore.
Ed è per evitare di arrivare a quel punto che
dobbiamo oggi far si che la tolleranza e il
rispetto comincino molto prima.

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Vi propongo una poesia di
Giammichele Abbate,
che è tra le mie preferite.



INSEGNAMI AD AMARE

Ti ho visto, sai?
Accarezzare l'azzurro mare,
parlare nel vento che spira,
sussurrare cose nuove al mio cuore.
Mi hai accarezzato lungamente,
ho intravisto la tua bellezza.
Senza fine.
Ne ho goduto pienamente.
Hai suggerito al mio cuore di seguirti,
alle mie mani di contenere la tua bellezza,
alle mie braccia di stringerla al cuore,
al mio cuore di dilatarsi senza fine
e di vivere con te in eterno,
oltre il tempo e lo spazio,
oltre le angoscie e le fatue speranze.
Insieme, per riempire la mia umanità.
Ed ora eccomi qui,
a ripensare a quegli attimi,
di tenerezza estrema,
di bellezza struggente, senza fine.
Ed ora eccomi qui,
a cercarti in una vita buia,
invasa dalla nostalgia.
Inquieta.
Che cerca luce, spesso nascosta
dalle parole e dalle illusioni.
Torna a spendere,
ti prego,
nel mio cuore inquieto.
Ed insegnami ad amare.
__________Giammichele Abbate





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Vesper Miria alle ore 22.06 del 01 febbraio
Toni, ho pubblicato questa nota sul mio profilo, serve ragionare; cito le tue parole: " E io temo che sarà questo il problema che si presenterà a breve, quando in questo paese ci saranno, come nel resto d'Europa, cittadini Italiani di vario colore. Ed è per evitare di arrivare a quel punto che dobbiamo oggi far si che la tolleranza cominci molto prima."
Le condivido in pieno, ma sembra che il mondo politico eviti l'argomento, o se lo tratta, lo strumentalizza, che dite voi?

Stefano Livoti alle ore 22.09 del 01 febbraio
La xenofobia in fondo è la paura del diverso, dell'attacco alla propria specie, della sopravvivenza del corredo genetico. Quando il diverso, però, non è più così tanto diverso, non ci sono più argomenti. Ed ecco l'irrazionale, la violenza, l'aggressione.
Non concordo col termine "tolleranza": non si tollerano gli altri esseri umani, si amano.

Nadia Ciarlantini alle ore 22.09 del 01 febbraio
VORREI SAPERLO ANCH'IO !

Toni Garrani alle ore 22.12 del 01 febbraio
@Stefano. Se già solo riuscissimo a tollerarci, sarebbe un notevole passo avanti.

Fabio Amanti alle ore 22.13 del 01 febbraio
Quello che mi chiedo, in una società occidentale divenuta multirazziale non è anacronistico il solo concetto di Xenofobia? Ormai le nuove tecnologie accorciano le distanze, noi ne siamo un esempio. Come si può parlare con gente con cultura, religione e colore della pelle diversa dalla nostra sul web e poi essere diffidenti se quella stessa persona la incontrimo in strada?

Cristina Napolitano alle ore 22.14 del 01 febbraio
Toni, ti pare davvero che gli italiani abbiano problemi di inclusione dovuti al colore della pelle dell'"altro"?
i fatti recentissimi mi pare stiano a dimostrare o, almeno, a sostenere il contrario.
al momento è considerato (io non credo sia cosi' generalizzato come pare dai mezzi di comunicazione) un pericolo soprattutto l'individuo immigrato dall'Europa dell'Est, bianco.
mi pare, cioè,che l'impeto di intolleranza sia molto ma molto variabile a seconda delle zone e anche a seconda dei fatti di cronaca con protagonisti immigrati.
probabilmente io mi trovo in una città che non vive particolarmente il problema perchè, davvero, ti assicuro che nemmeno più gli anzianini particolarmente isolati culturalmente diffidano di un vicino di casa solo perchè è nero.

Stefano Livoti alle ore 22.14 del 01 febbraio
Senza dubbio, amore può apparire eccessivo. Ma la parola "tolleranza" ha già in sè un che di fastidio, di sopportazione...Non so.Toni Garrani alle ore 22.18 del 01 febbraio
@Cristina.
L'mmigrato europeo dell'est può molto più facilmente armonizzarsi (se vuole) non avendo marchiata sul corpo la sua presunta diversità. Io Cristina sto guardando in prospettiva, perchè credo che la politica debba anticipare gli eventi, non accodarsi ai fatti.Stefano Livoti alle ore 22.18 del 01 febbraio
Si...Rispetto. Giusto.
Scusa, forse mi ero perso qualcosa.

Paola Passino alle ore 22.22 del 01 febbraio
Quando si arriverà a mangiare gli stessi spaghetti, a parlare lo stesso dialetto, a tifare per le stesse squadre, forse il problema non ci sarà, è la strada per l'integrazione che è difficile, la xenofobia ora degenera in razzismo indiscriminato, la povertà e l'esclusione sono all'origine dell'intolleranza...l'altro viene sfuttato, è invisibile o viene percepito come "non uomo", non si tratta di semplice xenofobia, siamo già non all'intolleranza ma all'odio per il diverso che,a sua volta, si considera in terra di nessuno e si comporta spesso come "non uomo"perchè tale viene considerato. Oscilliamo continuamente tra il buonismo dei colti e benestanti e l'intolleranza rabbiosa di chi deve combattere per un pezzo di pane. Insomma...non so...sono più pessimista di te per l'immediato.

Cristina Napolitano alle ore 22.23 del 01 febbraio
in prospettiva...ti ricordo che il presidente degli Stati Uniti è un afroamericano, non il figlio di un immigrato georgiano.
la questione vera, secondo me, non è nel cercare di accorciare le distanze tra diversi (arrivando a negare le diversità) bensi' di considerare le diversità un'opportunità di arricchimento.
sono d'accordo con Stefano quando ricorda che la xenofobia ha una certa attinenza con l'istinto biologico che è insito in noi, solo la cultura, l'educazione a cogliere le opportunità può opporvisi.

Vittorio Levi alle ore 22.24 del 01 febbraio
Credo tu abbia ragione, come spesso. :-))) Il problema assomiglia a quello dei nostri emigrati, a suo tempo. Ci sono differenze culturali che ostano all'integrazione, per non parlare poi, delle differenze religiose. L'integrazione che molti di noi auspicano, non può essere imposta né manu militari, nè ovviamente con le buone. Richiede tempo e, se ci saranno ghetti, creeremo il razzismo come nelle banlieu anche la seconda generazione sarà ostile e si creeranno intolleranze reciproche.

Leggevo oggi, dalla nota di un'amica che in Germania, dove peraltro ci sono spesso problemi, ha leggi molto più avanzate verso gli emigrati.

Stefano Livoti alle ore 22.27 del 01 febbraio
Lotta per la sopravvivenza è quella degli Inglesi verso gli Italiani operai della raffineria. Quella è xenofobia.
Bruciare un indiano senza tetto su una panchina equivale a schiacciare un insetto molesto. Quello è razzismo.Cristina Napolitano alle ore 22.31 del 01 febbraio
veramente io chiamerei il tuo primo esempio: protezionismo.
il secondo : xenofobia.
se i giornali avessero definito il ferito: "senza tetto", invece di "immigrato" avresti parlato di razzismo?
guarda che a volte le notizie differiscono un pò dai fatti nudi e crudi.

Andrea Calzecchi Onesti alle ore 22.42 del 01 febbraio
Ribadisco che i razzisti sono degli imbecilli , che le razze non esistono , che siamo tutti uguali , gli xenofobi sono anche loro degli imbecilli , mi pare non ci sia tanto da discutere su questo tema !!!

Pietro Schino alle ore 22.43 del 01 febbraio
Concordo sulla nota e sulla differenza sostanziale tra i due termini. Sono certo che lo sdegno di Toni sia scattato dopo la notizia di quanto accaduto a Nettuno. Gli autori di quel gesto ignobile, purtroppo non il primo di quel tipo, erano giovanissimi e avevano ecceduto nel consumo di alcool ed avevano assunto droga. Questa condizione ha fatto venir fuori il lato peggiore da questi ragazzi che, per provare una " emozione forte " come ha dichiarato uno di loro, hanno compiuto quel gesto. Purtroppo viviamo in una società dove ci viene propinato che " Life is now " mentre si dovrebbe riscoprire che la vita non è solo ora, ma è oltre. Il materialismo imperante, il lassismo e l'accondiscendenza che c'è, specialmente in tv, verso stili di vita privi di valori morali non portano verso niente di buono. Tutto ormai sembra permesso lecito e normale. Venendo meno la "sacralità della persona", chiunque essa sia, l'uomo è capace di ogni nefandezza verso se stesso e verso il prossimo.

Carlo Nogara alle ore 22.43 del 01 febbraio
purtroppo la xenofobia così intesa soprattutto al nord è palpabile e non si può negare...d'altra parte per le piccole comunità di dieci quindicimila abitanti un incremento di appartenenti a gruppi e culture diverse del venti per cento in meno di un decennio non può che essere traumatico!il buon vivere assieme non può che partire da un comune rispetto per le leggi,i pregiudizi si superano col tempo a partire dalle cose più piccole e banali...ma cosa intendiamo veramente per integrazione?a partire dall'Europa non vedo soluzioni alla portata di mano anzi sembra che fra gli stessi europei la diffidenza aumenti invece di calare....secondo voi sono veramente integrati gli italiani di Gorizia con gli sloveni di Nova Gorica?e in Alto Adige nessuno ne parla ma tra ceppo tedesco e italiani credete vi sia integrazione?purtroppo l'egoismo dell'uomo non ha limiti....

Claudia Mazzini alle ore 22.46 del 01 febbraio
2009.....ANCORA ABBIAMO A CHE FARE CON IL RAZZISMO!!!!!!!!!ED HAI RAGIONE TONY,
ANCHE IO TEMO CHE CHE FRA POKISSIMO SAR UN GRANDE PROBLEMA..E..CHISSà.....DOVE POTREBBE PORTARCI!!!!!

Giorgio Marchetti alle ore 23.13 del 01 febbraio
il problema è proprio questo. non è tanto la differenza che spinge all' odio verso l' altro ma è la quasi ugualizanza all' altro che la provoca. proprio chi è simile a noi per gusti, lingua, modi, ma porta su di se una diversa provenienza. è la figura del capro espiatorio che renè girard ha ben identificato. chi è quasi uguale a noi finsice con l' essere la vittima dell' odio della comunità e così nascono i pogrom, le pulizie etniche e così via. gli stranieri più ci assomigliano e più li odiamo, effettivamente così nasce il razzismo che, purtroppo, è cosa antica.

Antonio Marturano alle ore 23.53 del 01 febbraio
È il desiderio che spinge la maggior parte degli uomini a raccontare cose, non come esse sono in realtà, ma come si vorrebbe che fossero, nella speranza che sia molto più facile farsi conoscere attraverso storie di spettri che non raccontano fatti reali.

Enrico Di Valpenta alle ore 23.54 del 01 febbraio
Sarei indotto a pensare, caro Messer Toni, che il relata sulla xenofobia possa riferirsi all'ondata di immigrazione "con la lettera del prete" nella Torino dei tardi '50 e primi '60, se Voi non foste così giovane. I fenomeni descritti, in effetti, collimano: ma allora si trattò di emigrazione interna, ricordate?
Oggi il problema è alquanto più vasto, ci rendiamo conto, e si dissimula sotto aspetti somatici troppo ingannevoli, o aggredisce la percezione con aspetti "altri". E condivido che una sorta di "autoghettizzazioni" complica le cose.
Solo una cosa, nella preoccupazione condivisa: tralasciamo la "tolleranza", raporto asimmetrico che comunque differenzia, gerarachizza e divide. Scegliamo la via più severa del "rispetto", che comporta reciprocità nel riconoscimento delle diversità. Dandolo, e anche esigendolo, per un incontro sostenibile e durevole.
Vostro, con fraternità di sempre,

EnricoAntonio Marturano alle ore 23.58 del 01 febbraio
concordo: rispetto o reciprocità sono meglio di "tolleranza" che è intriso di vaghezza

Gabriella Marchi alle ore 0.06 del 02 febbraio
sin dalla prima affermazione dissento
se la nostra fosse stata una società antropologicamente compatta, fenomeni come la lega, non avrebbero avuto ragione d'esistere
la nostra non è una società compatta: abbiamo difficoltà a riparlare onestamente di cose come:unità d'italia..emigrazione..foibe..pari dignità fra nord e sud
terrorismo..vi ricordo che il delitto d'onore nel nostro pese è stato abolito da un numero di anni che in una prospettica storica è ridicolo
vi ricordo che la patria potestà prevedeva delle facoltà e dei diritti che solo da epoche storicamente risibili son stati aboliti
di quale compattezza stiamo parlando, se la fenomenologia di mike buongiorno spiega l'unità [?] linguistica?

altro discorso:l'anno scorso, una donna.viveva in una casa assieme ad un numero imprecisato di suoi connazionali del bangladeshuna di quelle situazioni di convivenze all'ammasso che sono vox populi, ma che per oscure ragioni sembrano sfuggire a qualunque censimento o controllo.
Gabriella Marchi alle ore 0.06 del 02 febbraio
eziandio quelli del fiscoqualcuno si è chiesto o ha preteso di sapere come mai?
era scoppiato un incendio in casa sua. qualcuno si è chiesto o ha preteso di sapere come mai?
ei si era appesa al davanzale di casa con il figlio in braccio per riuscire a respirare, visto che casa sua era invasa dal fumo non poteva uscire di casa
qualcuno si è chiesto o ha preteso di sapere come mai?
i pompieri sembra che da via genova a piazza vittorio [ 500 metri] , ci abbiano messo 30 minutiqualcuno si è chiesto o ha preteso di sapere come mai?
lei ed il figlio sono morti qualcuno si è chiesto o ha preteso di sapere come mai?
il giorno dopo, i familiari, più alcuni vicini che facevano una specie di veglia funebre, cercando di manifestare solidarietà, più alcuni passanti, fra i quali io, sono stati presi a manganellate da carabinieri e polizia in assetto antisommossa
qualcuno si è chiesto o ha preteso di sapere come mai?in assetto antisommossa.
Gabriella Marchi alle ore 0.07 del 02 febbraio

i fatti sono stati documentati da tutte le televisioni pubbliche e private.
per contro, è ordinaria amministrazione che se una donna - italiana o no, è indifferente- è in fila alla cassa di un bar, nel paradiso della convivenza multientica, alcuni cittadini di altri stati [ è abbastanza politcally correct come definizione?] cerchino regolarmente di passarle davanti
non è cattivera è che per loro, una donna, non conta niente: non ESISTE.
a mio modesto avviso, non è la conoscenza che genera la tolleranza [ posto, come diceva stefano, che tollerare, ossia sopportare sia un termine accettabile]
ma sono semmai i valori condivisi che consentono una convivenza armoniosa
suggerirei la frequentazione intensiva di quelli che Veltroni millantava come i paradisi di convivenza multietnica di romaossia dove vivo io
ma in assenza, va bene ovunque ci sia contiguità con persone di paesi diversi dall'italia perchè delle cose, se ne può parlase con coglizione di causa.
altrimenti è fuffa.
Gabriella Marchi alle ore 0.07 del 02 febbraio
buona per riempire un po' di tempo libero e di spazio web libero.
solo dopo che anime belle, abbiano toccato con mano, possiamo riparlare di convivenza, tolleranza, razzismo ed antirazzismo perchè non sono il colore della pelle o l'appartenenza ad un gruppo piuttosto che ad un altro, i problemi
e sostenere che invece lo sia è banalizzazione e retorica.
posso suggerire che finchè non ci assumeremo la responsabilià come "bianchi" ed "occidentali" di pretendere da TUTTI il rispetto dei principi per i quali i maggior nostri hanno dato la vita, e dei quali noi stessi godiamo, le chiacchiere.. son solo chiacchiere.
Antonio Marturano alle ore 0.25 del 02 febbraio
Dunque vorrei premettere che prima di scrivere quello che sto per scrivere ci ho pensato 10 volte.
Quelllo che ha scritto Gabriella ed Enrico mi ha dato impulso a scriverlo:
Ma non è che la nota di Garrani ha implicite delle credenze che sono questionabili?
Mi riferisco all'idea che 1) l'Italia sia un paese antropologicamente compatto
(e qua mi rifaccio anche quello che dice giustamente EdiV sull'ondata immigratoria avvenuta in italia tra il 40 e il 60);
2) che non esiste una differenza tra xenofobia e razzismo (e qui mi rifaccio a quello che dice Gabriella: "non sono il colore della pelle o l'appartenenza ad un gruppo piuttosto che ad un altro...");
3) che "tolleranza" sia un pessimo termine: sia per vaghezza sia per ambiguità di connotazione...Gabriella Marchi alle ore 0.29 del 02 febbraio
ripeto: finchè non ci assumeremo la responsabilià come "bianchi" ed "occidentali" di pretendere da TUTTI il rispetto dei principi per i quali i maggior nostri hanno dato la vita, e dei quali noi stessi godiamo, le chiacchiere.. son solo chiacchiere

Laftye Di Stefano alle ore 0.49 del 02 febbraio
Io trovo che non è il futuro che debba farci paura , ma bensì il presente! Io personalmente ho vergogna in quanto per me tutti gli esseri umani sono uguali, ma ricordate che episodi di intolleranza nel nostro paese c'erano e purtroppo ancora ci sono anche tra Nord e Sud, e io vivo in Romagna ma credetemi anche quà chi è del Sud non è così accettato. Ma il problema non sono gli abitanti di altri paesi che si trovano da noi, ma è quella parte di noi,llasciatemelo dire, meno intelligente e sensibile, la stessa appunto che fa differenze tra Nord e Sud! Sono queste persone che dobbiamo combattere...
Io mi ritengo una cittadina del mondo, con radici italiane, ed è capitato anke a me di trovarmi negli Stati Uniti in un quartiere di gente di colore dove si sono rifiutati di farmi benzina alla mia auto...quindi il problema c'è esiste ma solo finchè c'è gente davvero ignorante!!!!Xenofobia=Inconsapevolezza!
Giorgio Marchetti alle ore 0.59 del 02 febbraio
@gabriella io ho degli ascendenti che hanno dato la vita per l' unità d' italia, che devo fare quando incontro un leghista che nega la radice di questi sacri principi? anche qui occorre un poco di capacità di rendere i "principi" non i totem di pietra sotto cui si dividono i gruppi ma elementi di confronto. se parlare di tolleranza può essere vago anche il riconsocersi in valori non è da meno. quali sono i prinicpi che i bianchi occidentali devono difendere e chi li vuole attaccare ? chi commette un crimine delinque tanto se è immigrato quanto se non lo è, quali sono i principi che gli immigrati comprommettono automaticamente con la loro sola presenza?

Gabriella Marchi alle ore 1.53 del 02 febbraio
scusami, ma i principi per i quali i tuoi ascendenti hanno dato la vita quali erano, secondo te?la pari dignità? l'uguaglianza di fronte alla legge? ecc, ecc ecc?
ok. bene:non sono principi universalmente condivisi.
da chi? dagli italiani per esempio.
moltissimi non sono proprio del tutto convnti che un uomo ed una donna abbiano gli stessi diritti e la stessa qualità di base bella notizia, eh?
bene, oltre a questa ce n'è un'altra: per esempio da alcuni - parecchi- degli immigrati che vivono nel nostro paese concordano con questa visione.
che vogliamo fare, affrontare il problema, oppure no?
non più tardi di ieri, per denigrare la carfagna, si è detto che era colpevole di aver fatto la velinase non cominciamo da noi, noi per primi a rispettare i nostri principi, ma come pretendiamo che altri li seguano o li condividano?

Norberto Namir Soussa alle ore 6.46 del 02 febbraio
MI inserisco tardivamente sul dibattito aperto dalla nota pubblicata di Toni Garrani e sul distinguo tra xenofobia e razzismo che oserei defiinirle più una "nuance" linguistica piuttosto che reale differenza.
O meglio quanto attribuito all'uno ed altro termine è corretto, ma l'inquinamento che viene dalla pratica di tutti i giorni ne fà l'uno il riverso della medaglia dell'altro.
In qualsiasi società l'immissione di soggetti estranei al ns/ quieto vivere, è visto con circospezione, sino a quando elementi di positiva convivenza permettano la cosidetta integrazione nel gruppo, ovvero la condivisione reale del modello nel quale ci si inserisce. E' di tutta evidenza che non basta da parte di uno Stato creare i presupposti di una sana convivenza, ci vuole anche la volontà dell'immigratodi adeguarsi alle regole dello stato ospitante.

Stefano Livoti alle ore 6.58 del 02 febbraio

Fatta l'Italia, occorre fare gli italiani...Disse qualcuno. Non mi pare che l'opra sia finita.Siamo solo al 2' livello (tolleranza), ben prima del rispetto. Non ci si riferisce quindi all'unità nazionale, ma alla compattezza della singola entità etnica (anche i Reatini, ad esempio). I primi xenofobi siamo noi verso noi stessi.
In questo senso, Gabrielle non dice nulla contro la nota.
Attenzione, quindi, a non fare di ogni erba un fascio.

Stefano Livoti alle ore 7.01 del 02 febbraio
@norberto. Questo sì che é il punto: non si impone il rispetto per legge, ma la legge può difendere il principio e promuoverne la diffusione.

Norberto Namir Soussa alle ore 7.07 del 02 febbraio
Con ciò non voglio affermare che larga parte di questi ,di fatto "homeless" ,non voglia adeguarsi alle regole, dico semplicemente che in difetto di una capacità dello Stato di assorbimento dell'immigrazione almeno nei numeri in cui si va manifestando per poter garantire una decorosa vivibilità nei confini nazionali. Questo può avveniresoltanto garantendo una onesta ccupazione , per un onesto vivere. L'alternativa è quella sotto i ns/occhi:Poche, rispetto al numero complessivo di immigarti , situazioni virtuose e migliaia di situazioni di sruttamento, di illegalità legati alla malavita di cui egli diventa facile preda per la propria sopravvivenza, senza contare la malavita importataper difetto di una selettività e controllo sufficienti e che lo Stato ha cercato di mettere in pratica nel recente con atti che forse hanno lasciato qualche strascico di polemica. Personalemente non credo ad un Italia negativamente predisposta per il solo colore della pelle.

Norberto Namir Soussa alle ore 7.23 del 02 febbraio
Penso vv. ad una crescente indisponibilità dettata dai fatti di cronaca quotidiana che hanno dimostrato come larga parte di alcuni fenomeni criminosi siano ascrivibili ad immiigrati od ex immigrati (es. romeni), peraltro non sempre determinati da un precariato lavorativo. Fenomeni che portano necessariamente di chiudersi ad istrice ed in alcuni casi ad azioni di rivalsa. Altra cosa invece i fenomeni di reale intolleranza ascrivibili ad atti di teppismo puro come quello di Nettuno che non hanno nulla a che vedere con il rifiuto del diverso, bensì come espressione molto preoccupante di frange di società giovanile priva di un'educazione che ahimè alberga nell'incapacità di molte famiglie e nella scuola di dare un indirizzo ai propri figli , che va dall'incapacità di monitoraggio e dalla volontà del giovane di fare esperienze che portano allo "sballo" , droga+alcoi, guida spericolata e quant'altro assimilabile. Questo è il reale problema da affrontare subito.

Norberto Namir Soussa alle ore 7.33 del 02 febbraio

Se a questo si aggiunge la crisi economica globalizzata, dove molti cittadini debbono attendere ala difesa di quel piccolo diofffuso benessere derivamnte da un posto di lavoro a rischio, è facile capire come l'estraneo alla porta diventa un intruso specie se non è ingrado di poter dare dignità alla propria esistenza quotidiana.
Basti pensare alle contestazioni avvenute in GB contro i lavoratori italiani impegnati ad operare per la Total in virtù di un agara vinta, laddove cittani inglesi soffrano in quell'area di problem occupazionali. E qui non emigrazione è soltanto una forma di autodifesa che va contro ogni principio di liberalizzazione del mercato del lavoro e soratutto di carattere comunitario.
In conclusione, l'inclusione può avvenire solo garantendo dignità alla persona nella vita quotidiana, un'occupazione dignitosa el'integarzione nel tessuto sociale del paese, accettazione da parte dell'immigrato delle regole del paese ospitante, lotta senza quartiere alle mele marce.



Xenofobia e razzismo nascono da barriere culturali e psicologiche che derivano da una profondissima ignoranza e da una ristrettezza mentale. Solo abbattendo queste barriere, "in positivo", con l'informazione, col confronto, con il "mescolamento" di usi, abitudini e culture, si potranno superare questi pregiudizi.
Sì perchè in fondo, xenofobia e razzismo sono semplicemente pregiudizi basati sull'ignoranza o sulla scarsa conoscenza. Certo, finquando non si arriva a "conoscere" "tollerare" è meglio che niente...

Patrizia Di Martino alle ore 12.58 del 02 febbraio
per norberto...sono d accordissimo con te, ora io ho un problema...
con il mio lavoro d attrice, cerco di fare appassionare alla lettura un gruppo di ragazzi cosiddetti a rischio, sì insomma dei quartieri poveri di napoli, età 10-12 ,e il tema appunto sono i rom...alla domanda che ne pensate dei rom? la risposta data è stata...l'amm appiccià tutte quante...feteno!capisci la difficoltà di parlare di inserimento di altre razze?l'italia sta avendo un preoccupante aumento d intolleranza nei confronti del diverso, e purtroppo sin da piccoli c'è questo incremento...vedi nettuno il ragazzo di 16 anni che ha bruciato quel poveretto..


Laura Picchetti alle ore 13.02 del 02 febbraio
brava sei sul punto......on the point...
anche a me è capitato lo stesso..i ragazzi dei quarteri poveri e marginali...nessuno li educa e poi.....non ci meravigliamo se fanno mascalzonate..magari quando sono alticci e fatti.
Basta con alcool e droghe il sabato sera!!
..e un pochino più di educazione da parte di chi si occupa di loro....

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Altro Tabu'

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Davanti a questa breve panoramica storico-sociale,
è lecito chiedersi in che modo la donna sia stata
relegata in uno stato di sottomissione non solo
"materiale", ma anche a livello psicologico,
emotivo, spirituale.
La connotazione negativa, ad esempio, da sempre attribuita
al ciclo mestruale, simbolo per eccellenza della femminilità,
investe un ambito molto intimo della personalità e della
fisicità delle donne.

Una forma di "repressione", se vogliamo, più sottile che ha colpito l'essere donna nel profondo della sua essenza e della sua natura, provocando conseguentemente una percezione negativa della femminilità e del corpo della donna.
Il ciclo mestruale è un evento particolare della donna, che ha cambiato valore e significato sociale, nel corso dei secoli.
Per l'attuale cultura occidentale, il sangue mestruale è considerato Tabù.
Ci si aspetta che le donne non ci prestino attenzione, che lo nascondano, e che evitino il contatto con gli altri. In genere gli uomini fanno capire che in quei giorni siamo più difficili, quindi cerchiamo di svolgere la nostra attività senza palesare alcuna manifestazione di emotività che possa nascere da quello stato ormonale. Questa pressione sicuramente contribuisce ad incrementare lo stress da sindrome premestruale.
Nelle civiltà antiche, invece, il periodo mestruale era sì, tabù, ma nel senso letterale di "Sacro". Un evento magico, corrispondente alla fase crescente e calante della luna ed al flusso delle maree. Il sangue mestruale era considerato un ottimo fertilizzante, e questo dà un senso ai racconti popolari europei di donne che corrono nude tra i solchi dei campi di grano.
Ancora oggi i lama tibetani si servono del potere del sangue mestruale, per le cerimonie in onore della Dea Tara e ritengono che il primo sangue di una ragazza sia il farmaco di guarigione più potente.
Secondo Monica Sjoo e Barbara Mor il tabù mestruale è stata una mossa preminentemente politica, uno dei metodi di maggior successo studiati dagli uomini per minare nelle donne l'accettazione, la comprensione e la sicurezza di sé. Esso agisce come conferma costante di un'immagine negativa di se stesse. Con il passare del tempo, la donna ha quindi imparato ad interiorizzare il tabù mestruale, conservandolo in modo più o meno intatto fino ai giorni nostri.


Norberto Namir Soussa alle ore 14.04 del 02 febbraio


Per Patty e Laura, capisco entrambe le osservazioni, ma le situazioni sono un pò diverse overo la risposta del napoletano di negatività tot nei confronti dei ragazzi Rom dettata da un crescente tasso di intolleranza determinato dal modo di vita stesso delle comunità rom basate sull'elemosna ed il furto a vario livello, che uniti ad un aumento esponenziale creano un reale fastido al cittadino. IL rom nn dovrebbe essere stanziale, bensì itinerante e se non fosse per i recenti provvedimenti di monitoraggio non si muoverebbero punto.
Quanto ai ns/ ragazzi ricevono un'educazione fortemente virtualizzata dalla tecnologda a cominciare dai videogiochi dove imperano forza e distruzione del nemico, da una carenza temporale delle famiglie dal seguire adeguatamente i figli, spesso lasciati a terzi estranei oppure a se stessi in autogestione senza controlli, da una carenza dei principi elementari di educazione civica in unascuola lsciata per troppo tempo a gestire l'insegnamento creativo.

Norberto Namir Soussa alle ore 14.14 del 02 febbraio
L'Italia è un paese dove il culto dell'accoglienza .....si è un rispetto al passo e lo dico per la lunga militanza nel Turismo , e dal fatto di essere un mezzosangue , che cmq per un periodo è stato cittadino straniero,ma è pur sempre un paese tollerante e carterialmente mediterraneo.
IL problema è che non era preparato a vedere crescere al 5% della popolazione residente persone di etnia diversa che in molte circostanze si è dimostrata pericolosa e sempre più dolorosamente presente sulle prime pagine della stampa alla quale non si può chiedere di non denunciare i fatti, quando rischia di diventare maggiore della deliquenza cronica e fisiologica presente in ogni paese