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22.1.09

Pino De Stasio....un poeta

Fuoco a Lampedusa

Sono colline
rocciose
curvature del mondo
piccole nude
gradate di verde pastello
aree limite di luoghi d'oppressi

quella palazzina bianca
bassa cinta prigione
luogo detentivo
boccheggia rigonfia di fumo grigio
estremo atto di un fuoco lento
furioso spietato calore

ammassati in cancelli di ferro
lungo spicchi di liberta’ ridotta
a centinaia
gridano piangono
sono uomini
con occhi bocche orecchie cervelli gambe piedi

esseri umani con peso e altezza che varia
voci pensieri musiche scritti
mani
un viaggio a Gorizia improvviso confine
ritrovano dolci colline seguite da flussi di acque feconde
incroci tra mondi d’Oriente e Occidente

un viaggio nei treni
ferrosi vagoni notturni forse d’amianto
vecchie carrozze con cessi ridotti a latrine
penso all’ammasso di corpi
grovigli perplessi intontiti dal sonno
non sogno

pino de stasio
( per i migranti deportati a Gorizia improvvisamente la notte scorsa )
19 febbraio 2009
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ingessato
lo sguardo immobile perso
il corpo e' la Terra
pianeta terracqueo
Eluana vita sospesa obbligata
e' lotta tra Stati
e' spazio di guerra
fragile campo
arato da tempo
aspetta ora dono
immersa nel globo
ormai non piu' freddo!
diario Calvario
si scrive le flebo inchiostri
del tempo concluso da tempo
gli aghi spavento respiri di gridi

pino de stasio napoli 9 febbraio 2009



dalla raccolta ROTTAMI......


Sidibussaid

cupole bianche orlate d'azzurro
scoscese tracce tra informi pendii m'attendono
ecco Sidibussaid
un vento notturno sibila stanco
discreto
plasma il mio corpo nudo di voglie
presente e adagiato
sospeso sul solco dl mondo
Mohamed disteso
in un piccolo orto di cedri
su un letto di legni odorosi
prende per mano la mano
raccoglie zolle di morbida terra
per farmene dono


dalla raccolta " Rottami"







LA STAZIONCINA DELL'ACHERONTE.....

Giael forse e' un arcangelo
compare improvvisamente
nella stanzioncina bianca
di Bir Bouregba
altri sguardi intensi e fieri
sorridono stanchi
lontano un treno lentamente passa
trainato da un vecchio motore
aspetto nell'androne modernamente
addobbato sognando musiche maghreb
scuri giovani tunisini
mi offrono danze di avvicinamento
a cerchi sempre stretti
incedono certi

agro sapore m'invade
su per la lingua
e' certo di birra
mi trovo gia' con Samir
lungo il letto di un fiume prosciugato
ultimo lembo in dirupo
sabbioso e caldo Acheronte infernale
il cielo terso e' nascosto
da un olmo secolare rigoglioso ampio

lascio il mio corpo indifeso
nudo su un tappeto di foglie
rossastre il cuore pulsa
ansie e sospetti

Samir compie l'incanto
fruscio dolce carezze spinte
gocce di neve calda impastano il suolo
gemiti muti di lingue in lotta

riprendo il mio viaggio
mentre su nell'empireo arabo
soffia un flebile vento di marzo













LAMPEDUSA


Corpi di tiepida pelle oscillano caldi di sole
rappresi in mani di fede coperti di alghe serene

gabbiani piumosi e felici troneggiano in alti libecci
beccanti stridii d'uccelli in eco d'alici d.’argento

volteggiano chiari in crani pelosi quell'osso tra muscoli rosa
lividi sciolti il globo dell’occhio nel vuoto

che fissa ormai opaco
risucchi tra scogli e bitumi impasti di sale con sangue

ormai bianco asciutto nel giorno del grano
alcune decine di mani rigonfie di liquidi

rallentano il calmo ritmare del mare
riportano corpi supini di feti si nati

in culle di acque turchesi
gia' morti nel tempo non dato

la danza nel mare e' finita
la luna accarezza furiosa

gli aliti impressi sui volti


pino de stasio

ricordando con dolore i tantissimi migranti
morti nelle traversate del mare mediterraneo
20 febbraio 2009

....

vai verso un porto caldo
azzurro d'orizzonte africano
scalino estremo dove s'infrange l'odio
a poveri migranti
occhi pensosi
corpi avvolti da nera pelle
buttati per mare
come giacinti odorosi e bianchi
galleggianti cuscini di speranza
per gli oceani e i mari turchesi
muti nel silenzio dei flutti
notturni
e assolati
poi ossa.


La Peste

sbarcano i migranti
alcuni in tute bianche
cordone sanitario obbligatorio
accolti come nuova peste
su spalle spaziose luoghi dell’abbraccio
e dell’amore tolto
pianure nel ricordo
eppure fertili,
costiere
e poi il deserto
che ora e’ mare
sfavillante catino
terribile invaso
nascondi nelle tue profonde
sabbiose fosse
falangi rosa e paguri ricurvi

23 gennaio 2009


Silenzio a Lampedusa

Questa notte a Lampedusa c'e silenzio
appena mosso da marosi
che sfiorano i lineamenti densi dei migranti
assopiti da tanto sforzo del mattino
a dichiarare vergogna!
Tra le coperte e i corpi abbandonati
materassi di spugna sintetica
e coperte di lana grossa militare
sogni muti che si alternano a lamenti
o sgorghi liquidi tra occhi
singhiozzi
e fugaci abbracci
aurora aurea sottile leggera e fugace luce
rischiara lentamente le labbra asciutte
arse e mai baciate
e’ accecante quel luogo
orfano di verde
di costa accurata geografia pietrosa
impatta il mare
muove con pigro beccheggio tra l’Africa e L’Europa
spianate e scogli
assolata pesante ancora di miraggi
sedimenti si aggiungono a basalti
risalgono su per la fornace
nascosto imbuto fluente viscera abissale
vorrei su quel Monte
il più alto
urlare per quei sordi idioti
che chiudono rinserrano
in centri detentivi Uomini


di Pino De Stasio....

Napoli 31 gennaio 2009

( N. dell ' AUTORE: riprendo una mia " canzone lirica "
e la dedico ai Migranti morti nelle traversate
di questi giorni in gusci di legno e resina )







sopra di me Tarek
muove ricurvo i suoi ginocchi
odori di cannella speziata salgono su per la stanza
silenziosa e ritmata d'affanni
diradata brezza sul pavimento
mi appoggio sul torso nudo
guanciale nero
ansie vermiglie folgoranti il cuore
aritmici quasar dei sensi
muscoli battono petti pelosi
torsi nudi anfratti e colline
tendini tesi
nervi in risalto
nel vederlo sciolto tra incaute spinte amorose
penso ad uno strano gioco di ladri

rielaborazione di Tarek dalla raccolta " rottami



Nisida


offesa lattescente tufacea cresta
isola lisa
sella di stella
halecium beani
solfeggi in subacqueo silenzio
calcificata e vivente alga
ghirigoro corallino in gola salata
ameba futurista fatta di infiniti occhi albini
abbondi tra i fondali d' eroso amianto
calda sottile nitida ombra di verde sparso
corona e riparo di piccoli uccelli protetti e reclusi
l'alba e' nerastra a Bagnoli
come la sabbia
sparse cannule rosse in continuo piano sequenza
aprono spazi a fornaci ormai fredde
sosia di totem
casette piccole e grigie in lontananza difforme
coprono strade ricurve
Nisida Iside
ripudiata crosta terrestre
orfana triste del Sole
eccoti tra sottili flutti d'organza
ricamata da incalzanti onde rosa

"Breviario del Cosmo" pino de stasio





Fermentazione

silenziosa città
negli angoli bui del porto
verso notte
ritrovo tracce di sputi che sanno di fermentoso vino
macchie di sesso sui sedili di auto operaie
e furgoni di trasportatori spinti
cammino barcollando ma fiero di essere su questi scogli
ancora a respirare toccare con mano
il mare
spumoso catrame clessidra notturna
le labbra
forse di un altro
richiedono baci

da " breviari" stesura definitiva di fermentazione