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14.2.08

Lorenza Colicigno

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C'è una sapienza.
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C'è una sapienza che nasce dal dolore
di piaghe d'altri, e cresce
fino a farsi grido che lacera
nel terrore dell'impotenza,
come una sola voce, magma iridescente
d'echi di grida senza pause e fine,
grido essa stessa, che ritorce l'anima, toglie
il respiro, sceglie il silenzio, a volte,
come estrema difesa della propria piaga,
ma quando si fa denuncia assale
il mondo e lo scuote dalle fondamenta
e lo rivolta contro.

E' la donna lapidata che grida
al lancio della pietra
assassina, è la bambina dagli occhi
sbarrati che raccoglie
le macerie del suo sesso.

E' la donna cavalcata dal bruto
incitato dal mucchio, è il ragazzo
che assiste allo stupro della sua
donna dal sepolcro dell'anima.

E' il cane sventrato al servizio
di una scienza impietosa, è il nero
che un medico ligio a una legge
senza dignità denuncia a uno Stato
senza dignità, è la prostituta
che paga la tassa al pappone e allo Stato.

E' il figlio che sceglie la morte,
documento d'agonia lasciato
per punire la casa e il mondo.

E' il padre che chiede dignità
per la figlia, fragile vegetale amato
e difeso fino al diritto a morire.

E' il fedele deluso da una chiesa
che inciampa nella sua debolezza,
una chiesa che tollera negazioni, mentre
abbandona gli immigrati aggrediti
da decreti e ronde, per vendersi
il fumo della difesa di una non-vita.

E' il rifugiato politico abbandonato
lì dove cercava la dignità di cittadino,
è il cittadino, precario perenne,
tradito nella sua terra, lasciato marcire
nella insicurezza dell'oggi,
nella impossibilità di un domani.


E' l'universo dei deboli, dei sofferenti,
degli abbandonati, burlati dal destino
e dai decreti dei governi, universo che grida,
impari vittima, contro l'universo
dei prepotenti autorizzati, dei violenti
strapagati, degli sparati bianchi da cerimonia
esibiti nell'occasione della vendita
dei corpi e delle anime
degli onesti e delle braccia spezzate
della democrazia e della libertà.

sabato 7 febbraio 2009 alle ore 20.24








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AMERICANE..........
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Marcela Serrano



Marcela Serrano "I quaderni del pianto"
In libreria dal 31 ottobre 2007 - Feltrinelli Editore

In breve
I ladri di bambini, la disperazione di una madre e la forza dell’amore… Marcela Serrano affronta la tragedia dei bambini rapiti per venderne gli organi o per essere dati in adozione a famiglie facoltose.

Il libro
Una donna di umili origini che vive in campagna, partorisce in ospedale una bambina, ma dopo qualche giorno le dicono che la figlia è morta in seguito a una febbre violenta. Lei non si rassegna, si convince che la piccola sia ancora viva, e decide di agire.
Con l’aiuto di una giornalista scopre che nell’ospedale dove era stata ricoverata ci sono troppe morti sospette e trova una donna pronta a testimoniare di aver sentito i medici parlare chiaramente di un rapimento: il sospetto di un traffico illegale di adozioni e di organi diventa quasi una certezza.
E allora, insieme ad altre madri nella stessa situazione, decide di creare un’associazione che si batte per portare alla luce gli orribili crimini. Un giorno, durante un sit-in, vede una bambina tenuta per mano dalla moglie del ministro degli Interni, è certa che sia sua figlia.

In un impeto di gioia rabbiosa l’abbraccia e tenta di strapparla alla falsa madre. Immediatamente arrestata, viene internata in un ospedale psichiatrico. Lì lotta per non impazzire e con caparbietà non rinuncia all’idea di riavere sua figlia…


Il dolore di una madre, la determinazione a non rassegnarsi, la grinta con cui si batte per riavere ciò che le è stato tragicamente strappato. La storia di una donna che non si arrende, e che con la sua disperata tenacia riesce ad aiutare altre donne che come lei vivono il dramma della perdita.

Autore
Marcela Serrano, nata a Santiago del Cile, si è diplomata in incisione e ha lavorato in diversi settori di arti visive a Roma e nel suo paese. Attualmente dirige l’Istituto Profesional de Arte “Vicente Pérez Rosales” dell’Università di Santiago.
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Titolo: I quaderni del pianto
Autore: Marcela Serrano
Traduzione: Michela Finassi Parolo

In libreria dal 31 ottobre 2007



Nata a Santiago del Cile nel 1953. Figlia della romanziera Elisa Pérez Walker e del saggista Horacio Serrano, è la quarta di 5 figli. Con due di loro ha visssuto un anno a Parigi come studente. é sempre stata coinvolta nella realità politica del suo paese, essendo militante della sinistra, e è difensore delle rivendicazioni femministe perchè, come lei stessa afferma, "definirsi femminista è come definirsi essere umano". Dopo il colpo di stato è stata in esilio a ROma, dove ha lavorato per un po' per i vivai municipali.
E' ritornata in Cile nel 1977, entrando in contatto con gruppi artistici; all'inizio degli anni '80 ha fatto la sua prima mostra. Si è laureata in incisione all'Universidad Católica studiando tra il 1976 e il 1983, e ha lavorato in diversi ambiti delle arti visuali, specialmente in mostre d'arte come il body art, vincendo un premio del Museo de bellas Artes per un lavoro sulle donne del Sud del Cile, però poi abbandono totalmente queste attività.

Sebbene avesse iniziato a scrivere in tenera eta', non ha pubblicato il suo primo romanzo, "Nosotras que nos queremos tanto" ("Noi che ci vogliamo così bene") fino al 1991. Fu una delle rivelazioni dell'anno.


Quest'opera fu inoltre la vincitrice del Presio Sor Juana Inés de la Cruz (1994), e ancora nel 1994, del premio della Feria del Libro de Guadalajara (México) come miglior romanzo ispanoamericano scritto da una donna.
Due anni dopo pubblica "Para que no me olvides", che nel 1994 ottiene il Premio Municipal de Literatura, a Santiago del Cile. Scrive il suo terzo romanzo "Antuga vita mia" (1995) in Guatemala.
Segue "L'albergo delle donne tristi" (1997). Tra le carie edizioni dei libri passati, pubblica nel 1999 il libro "Nostra signora della solitudine".
é una delle figure più in risalto della nuova narrativa del suo Paese dell'America Latina.



Ha due figlie, Elisa e Margarita. Da più di 10 anni vive in Messico dato che suo marito, Luis Maira, è ambasciatore cileno in questo Paese

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Le madri del noir

Di Francesca Avanzini e Daniela Rossi

Abbiamo pensato chi potevano essere le madri del noir in tutte le sue forme, se nel noir vogliamo far rientrare, come pare questo concorso voglia, racconto horror, thriller con sfumature psicologiche, splatter, fantasy a tinte forti o anche umorismo nero. Assodato il debito di questa forma alla letteratura inglese, abbiamo cercato le scrittrici che fin dal remoto passato l'hanno trattata, facendo scoperto interessanti, che dimostrano, ce ne fosse bisogno, come le donne siano particolarmente adatte a trattare il lato oscuro dell'animo umano, quello dove si annidano i mostri. Sarebbe una forzatura far risalire il genere addirittura a una scrittrice del '600, Aphra Behn, che a scopi umanitari e antischivistici ante litteram descrive con particolare realismo nel suo romanzo Orooonoko il crudele trattamento degli schiavi africani.
Ma la prima nella quale si possono rintracciare elementi davvero horror è Ann Radcliffe, che nel 1794 pubblica ""The Mysteries of Udolpho", una novella gotica che è un po' l'equivalente dello splatter odierno. Molto sangue, teste mozzate, gente che ritorna dall'oltretomba, apparizioni e sparizioni, vecchi manieri e chiese abbandonate: gli elementi di certi film B di oggi ci sono tutti. Naturalmente non sono solo le donne a scrivere Gothic novel, la voga è venuta sull'onda del concetto del sublime che è tipicamente preromantico e anticipa la sensibilità romantica.
La grande Jane Austen si è cimentata con la parodia del genere. In Northanger Abbey (1818) si fa gioco degli eccessi gotici nella persona dell'ipersuggestionabile Catherine Morland, che immagina ovunque orrori alla Radcliffe mentre probabilmente il vero orrore è la routine quotidiana con la sua ripetizione. Ma poco prima di Jane Austen, nel 1816, Mary Shelley aveva scritto Frankenstein. Non c'è bisogno di ricordare la vicenda, ma anche qui si vedrà come a buon diritto le donne possano rientrare tra le inventrici del genere horror. Sono note le circostanze da cui ebbe origine il libro. Dopo una notte passata sul lago di Ginevra coi poeti Byron, Shelley il loro amico Polidori, ognuno doveva scrivere qualcosa di soprannaturale. Polidori scrisse "Il Vampiro" che fissa un'altra figura del genere horror e dà origine a tutte le storie di vampiri inglesi.
Quest'elenco non è ovviamente esaustivo né ha la minima pretesa di esserlo. Erano molte le scrittrici inglesi che si occupavano del genere, e alcune di esse che ebbero successo ai loro tempi sono ora completamente scordate.
Moltissimi elementi soprannaturali si ritrovano nelle sorelle Brontë. Basti pensare a "Jane Eyre" di Charlotte Brontë, con la moglie pazza di Rochester chiusa nella soffitta, l'incendio, le spettrali case nobiliari. "Wuthering Heights", di Emily Brontë con i fantasmi di Catherine e Heathcliff che vagano nella brughiera, e quello di Catherine che bussa alla finestra sono il trionfo del soprannaturale. Alta letteratura, ovviamente, non banali storie, ma pur sempre di fantasmi si tratta.
La novella vittoriana riprende temi soprannaturali. Tra le scrittrici che li trattano Elizabeth Gaskell, che situa nella campagna inglese storie di fantasmi. Una bellissima edizione di racconti soprannaturali è rintracciabile nella Giunti col titolo "Storie, di donne, di bimbe, di streghe", non ricordo in quale ordine. La detective story, che ha origine in America con Allan Poe, trova una delle sue espressioni più alte in Wilkie Collins . La detective story riprende il motivo vittoriano del segreto nascosto nel passato-e allora ne ritroviamo elementi anche in Middlemarch di George Eliot-ma scioglie il mistero nel presente. Le novelle di Wilkie Collins, "The Moonstone" e "La signora in bianco" consacrano la figura del detective così come la conosciamo e ci è stata tramandata. Figura che, manco a dirlo, è ripresa nel '900 da Agatha Christie col suo Hercule Poirot e Miss Marple e anche qui è inutile citare tanto note sono le opere di Agatha Christie. Le moderniste hanno espresso elementi propri del noir Leonora Carrington, Djuna Barnes e Jean Rhys, pur non trattando propriamente l'horror, nel Grande Mar dei Sargassi rinarra la storia dal punto di vista della moglie di Rochester riprendendo Jane Eyre.
Tra le moderne l'elenco è lunghissimo: dalle corrosive novelle di Ivy Compton-Burnett, che rivelano l'anima nera della società tardo vittoriana ed edoardiana, allo humour nero di Muriel Spark, ad Antonia Byatt con "Possession" e il suo elemento soprannaturale, a Fay Weldon con le sue diavolesse e l'irrompere dell'irrazionale e dell'elemento sessuale. E poi Hilary Mantel, Ruth Rendell/Barbara Vine, P.D James con la sua detective in gonnella, e questo naturalmente solo per limitarsi alle inglesi. Fra le contemporanee sono note Joyce Carol Oates, la grande Patricia Highsmith, la Cornwell , la russa Alexandra Marinina, e le bravissime Fred Vargas, Anne Holt, Natsuo Kirino. Grazia Verasani , Danila Comastri Montanari fra le italiane e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo per dire che abbiamo più che il diritto di occuparci di noir. La progenitura è gloriosa.



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