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16.11.11

italia di oggi.

una mia coetanea.......






Assunta Sarlo
allora. qualcosa sul nuovo governo.
Non è vero - lo leggo persino scritto da qualche donna- che siamo al 30% di presenza femminile.
Siamo al 17% e non è molto: i governi di centrosinistra hanno fatto meglio e anche allora ci siamo - giustamente - lamentate dicendo che si poteva fare di più e di meglio (fino al 27%) Non è vero che per la prima volta ci sono donne in dicasteri come quelli assegnati ...da Monti alle tre: la prima ministra in Italia è stata Tina Amselmi, era appunto ministra del lavoro ed era il 1976.
E' vero- ed è importante - che le deleghe sono di peso e che per la prima volta c'è una ministra alla giustizia (anche all'interno ricorderete c'era stata Rosa Russo Jervolino).
Questo detto mi sembra che anche tra le donne ci siano i primi segnali di giudizi molto differenti sulla stagione che si apre: a parte il sollievo, anche "estetico", di un giuramento fatto da persone sobrie e competenti (e non è poco, dopo i 17 anni berlusconici) i governi si giudicano da quello che fanno.
Senza sconti e in autonomia.
Sapremo farlo noi donne per prime?

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«E adesso sentiamo le donne».
Le donne? Ma quando mai s’era visto?
Il presidente del consiglio incaricato che sente, dopo partiti, parti sociali, Regioni, Province e Comuni, anche «le donne»: incredibile. Certo, parliamo del 50 per cento e passa degli azionisti di questa sgangherata Italia, e questo un po’ deve pur pesare.
Ma non c’è dubbio, quella introdotta da Mario Monti è un’interessante novità.
Che ha lusingato la metà delle signore che alzano la voce — on line, sulla carta e nelle piazze — per rivendicare pari opportunità.
E spiazzato l’altra metà. I nodi sono due.

Il primo: le donne necessitano davvero di un sindacato? In virtù della loro numerosità, non dovrebbero essere rappresentate trasversalmente un po’ dappertutto, dai sindacati ai partiti?
E ancora: ammesso e non concesso che debba esistere una rappresentanza delle donne, chi ha le carte in regola per vestire questi panni?
Due giorni fa Se non ora quando ha inviato una lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La stessa cosa hanno fatto Pari e dispare, presieduta da Emma Bonino, che ha spedito invece una lettera aperta a Mario Monti.
Ha preso carta e penna anche Chicca Olivetti, anima di La metà di tutto, per chiedere a Mario Monti un’adeguata presenza di donne nel nuovo esecutivo.
Ma alla fine non sono andate le associazioni rosa a incontrare Monti.
Quali scegliere, tra le tante? E con che criteri?
In rappresentanza delle donne italiane, è stata una figura delle istituzioni, la consigliera nazionale di parità presso il ministero del Lavoro.
In questa veste Alessandra Servidori ha chiesto che il nuovo governo abbia un ministero delle Pari Opportunità, che ci sia un adeguato numero di ministre donne e che si favorisca l’occupazione femminile tutelando nello stesso tempo la sicurezza sul lavoro delle signore.
Ottimi propositi. Al dunque, però, bisognerà fare i conti, nel senso letterale del termine.
Poche, infatti, le politiche attuabili a costo zero.
Per quanto riguarda, poi, il numero di ministre nel nuovo governo, il rischio è che la montagna partorisca il topolino.
A sentire il totoministri della vigilia, le donne nell’esecutivo saranno pochine. Certo, di competenze ed esperienza indiscutibili.
Ma le sedie non si pesano, si contano.
E, secondo il sentire comune dei blog femminili, l’ideale sarebbe avere donne al 50 per cento, come avviene in Spagna e nelle democrazie del Nord Europa.
«Chiedere le quote in questo frangente sarebbe stato demenziale — va al sodo Servidori —. Monti ha già fatto una cosa rivoluzionaria.
E, se vorrà andare a pescare nella prateria dei tecnici, trovare cervelli al femminile non sarà certo difficile».
«Abbiamo apprezzato l’iniziativa del senatore Monti — dice, tra le altre, Assunta Sarlo, di Usciamo dal silenzio —. Si tratta di una modalità fuori dagli schemi giustificata dall’anomalia che caratterizza il nostro Paese. L’inadeguata presenza delle donne nel lavoro e nella politica, appunto».
«Ora, però — sfida Sarlo —. Ci aspettiamo i fatti».
Di certo Monti ha spiazzato le associazioni delle donne.
«Cominciamo a unirci e coordinarci — incita Chicca Olivetti di La metà di tutto —. La prossima volta dobbiamo essere in grado di mandare qualcuno a rappresentare le nostre istanze».