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2.11.07

VALERIA PARRELLA


Parrella: sei donne a Napoli
In "Mosca + balena" Valeria Parrella racconta storie di forza e rassegnazione
di Wanda Marra

Sono sei racconti - brevi e incisivi - che tratteggiano sei ritratti di donne, descrivono realtà diverse tra loro. Sono storie di lotta per la sopravvivenza, qualsiasi cosa essa significhi. Si tratta di Mosca più balena (Minimum Fax), l'opera d'esordio di Valeria Parrella, napoletana, classe 1974, una laurea in Lettere, tanto "precariato intellettuale", e un lavoro come interprete dei segni.
Una scrittura piena di ritmo, agile, ironica, a tratti dura e sferzante, uno sguardo profondo e al tempo stesso leggero sui fatti della vita, un'immagine di Napoli vitale e assolutamente non convenzionale, una grande capacità di affabulare, di commuovere e persino di denunciare rendono questi racconti dei piccoli capolavori. Che fanno ridere e riflettere.

D. Valeria, quando hai cominciato a scrivere? E perché?

R. Perché si scrive? Perché si vuole raccontare la realtà o modificarla? Mi ricordo una volta, quando avevo sei anni, ero in prima elementare e mia madre mi accompagnò a scuola. Venivo dall'asilo privato, con il verde, i giardini, mentre nella scuola pubblica il degrado si sente. Quindi quando uscii da scuola raccontai a mia madre che avevo visto una farfalla volare in un cespuglio e una bambina che la inseguiva. Invece non era vero, mi ero inventata tutto. Non c'era né giardino, né cespuglio, né bambina. Quando uno scrive, costruisce la realtà che vorrebbe, che immagina. Prendi spunto da qualcosa che esiste, ma poi devi costruire tanto. Anche perché il lettore se ne accorge se la storia non è costruita bene, se è tutta speculazione psicologica. La storia funziona se c'è qualcosa.

D. Ci racconti la storia di Mosca + balena?

R. Il primo racconto è stato scritto un anno e mezzo fa. Mi è piaciuto e l'ho spedito per posta in casa editrice, alla Minimum Fax. È una specie di leggenda: loro dicono che così non succede mai.
A loro è piaciuto: mi hanno contattato e mi hanno detto che se avessi scritto altro mi avrebbero pubblicato. Quindi ho cominciato e in 6-7 mesi ho scritto gli altri racconti.

D. Che vorresti fare "da grande"?

R. Mi piacerebbe vivere in una casa più grande a un piano più alto. Non lo so: vorrei sapere ogni giorno che faccio il giorno dopo.

D. Stai scrivendo qualcos'altro?

R. Sto scrivendo un racconto per una rivista semestrale che si chiama Sud e una altro per un'antologia che uscirà a dicembre per Minimum Fax, dal tema Il mio tempo sulla mia pelle. Sono molto contenta perché per questa antologia scriverà anche Antonio Pascale, che mi piace tantissimo.

D. Nei tuoi racconti c'è molta Napoli. Ma quale Napoli volevi raccontare?

R. La mia, è la Napoli che c'è adesso, che non è quella dell'immagine di Napoli. La mia città è stata rovinata da un'immagine che era necessario creare nel dopoguerra: quella di Ortese, La Capria, che fotografarono lo sfacelo e poi se ne andarono. Adesso è diversa , dopo le due giunte Bassolino e Jervolino. Per esempio, io ho fatto volontariato in periferia e i soldi arrivavano. Il primo problema di Napoli è la camorra, il secondo è l'atteggiamento camorristico anche di chi non è della camorra. È tutto un credere di potercela fare, senza istituzioni. Anche se non siamo più ai livelli in cui c'erano 300 morti l'anno per arma da fuoco. Però, l'altro giorno, uno che stava agli arresti domiciliari, quando sono finiti, la prima cosa che ha fatto ha sparato i fuochi d'artificio. Io comunque farò di tutto per rimanere a Napoli: che fai te ne vai? E come le vedi le cose?

D. E che mi dici delle tue donne?

R. Io ho una vita di donne: i miei sono separati, e ho vissuto sempre con mia madre, mia sorella, mia nonna. Le donne hanno una grande forza unita a una grande rassegnazione: sono due cose strane, perché di solito chi è forte combatte. Queste donne napoletane sono forti e si rassegnano. Io questo negli uomini non l'ho trovato. E comunque non mi interessava raccontare degli uomini, ma delle donne.

D. Qual è il personaggio che ti piace di più? E quello più autobiografico? E il tuo racconto preferito?

R. Il personaggio che mi piace di più è Vera. Ma non è autobiografico: non ho 40 anni e spero di non arrivare a 40 così, di vita automatica. Il mio editore mi chiama Guappetella, quindi forse è quello cui somiglio di più. Il mio racconto preferito è Montecarlo. Scrivendo, ho sperimentato: proviamo la prima persona, la terza, vediamo se controllo i tempi, la lingua.

D. Quali sono i tuoi scrittori preferiti?

R. Il mio scrittore preferito è Erri De Luca, ma mi piacciono anche Pascale, De Silva, Ferrandino. Come unica non napoletana mi viene in mente la Morante, che però ha scritto molto di napoletano. Mi piacciono gli americani, amo soprattutto Carver. Io li leggo solo in traduzione, così la lingua è ancora più pulita.

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