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24.10.06

melania mazzucco

Melania Mazzucco scrive alcuni giorni fa sul Sole24Ore a proposito di scrittrici e scrittori. La scrittrice ricorda come diversi anni fa fu chiamata in un dibattito televisivo per parlare di letteratura. Unica donna in mezzo a diversi scrittori.
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Il bravo presentatore televisivo fece le sue brave domande a tutti gli scrittori. su cosa li spingeva a scrivere, sui destini della letteratura ecc. Arrivato il turno della nostra scrittrice, le chiese: lei è sposata?
Il problema della percezione del genere è condiviso, dice la Mazzucco, con indonesiane, filippine, arabe. Nel resto del mondo è oggetto di studio non di pettegolezzo.
E il paradosso è che la narrativa in Italia è sempre stata rivolta alle donne.
Nel corso dei secoli le donne sono rimaste pubblico, ma sono divenute anche voce. Ma di queste voci, si lamenta la Mazzucco, non v'è rimasta traccia.
Nel corso dei secoli ci sono state scrittrici che godettero di grande fama presso i contemporanei. Di queste scrittrici oggi non c'è traccia alcuna.
La scrittrice italiana è per tradizione contemporanea.
Nel senso che esiste solo per i contemporanei.

Ogni scrittrice ha scritto e vissuto come fosse un caso unico. E ancora oggi le storie letterarie le raggruppano come un capitolo a sé, il sesso come destino.
Quando nell'Ottocento le signore conquistarono le classifiche, la simpatia che circondava il gentil sesso è venuta meno.
Suicidati! Intimava il marito ad Anna Franchi, divenuta scrittrice di successo. I critici erano più benevoli, si limitavano a paragonarle alle galline.
Ma io vorrei soffermarmi su un altro punto del pezzo della Mazzucco.

Femminile, un insulto in letteratura (e nel cinema)


La Mazzucco dice che se l'aggettivo femminile era tanto ossequiato in società, in letteratura assunse una connotazione negativa (sinonimo di evasivo, consolatorio, zuccheroso), che ha ancora oggi.

Sgombriamo il campo da equivoci: ho detto femminile, non femminista! Sono due cose MOLTO DIVERSE, ma è bene precisarlo per non cadere nella trappola di ricondurre una discussione seria alla barzelletta da spogliatoio maschile.




Quello che dice la Mazzucco è assai convincente e si può estendere anche al cinema. Quando si parla di un film femminile, generalmente lo si fa per insultarlo. Lungi da esprimere una valutazione oggettiva sulla pellicola, il critico (maschio, ma non solo) trova nella femminilità della pellicola un ostacolo alla comprensione. Nel migliore dei casi è indifferenza, nel peggiore aperta ostilità, fastidio cui si reagisce con l'insulto e la battuta greve.



Mi spingo oltre la Mazzucco e aggiungo: molta colpa di questo hanno le donne.
L'invidia delle donne per le altre donne le porta ad affossare qualunque opera femminile in letteratura come al cinema, a prescindere dal suo valore. I critici maschi invece, più solidali tra loro, sono disponibili ad esaltare ogni porcheria da maschi prodotta.
Ma c'è un'altra ragione. La donna, in questa società fallocentrica che ogni giorno combatte la sua guerra dei sessi, ha capito che l'unica possibilità che ha per essere ascoltata e accolta nel circolo dei maschietti (l'unico circolo che conta), è rinunciare, nella elaborazione delle idee, nella produzione artistica, alla femminilità, e accettare il gioco del fallo.
Accettare il gioco del fallo vuole dire anche, per le donne, usare il proprio corpo per soddisfare i desideri maschili, accettare il gioco della riproduzione del corpo femminile a scopo di eccitazione, vendersi come carne da cartellone o da fotogramma senza proporre alternative, che sanno che verranno rigettate.
Anziché proporre al circolo dei maschi una visione diversa, essa preferisce annullarsi e sposare in pieno gli stilemi maschili - in letteratura, al cinema, nella comunicazione pubblicitaria, nei blog - perpetuando quella sottomissione che va avanti da millenni.
Anche la blogosfera è piena di siti e blog scritti da donne che hanno deciso di sposare pienamente gli stilemi maschili.
Laddove invece non lo fanno, vedi il blog stupendo - molto femminile ma per nulla femminista - di una scrittrice italiana tra le più interessanti, Deborah Gambetta, rischiano quotidianamente l'insulto del maschio che non ci sta.

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