Senza sapere nulla
di
Monica Zunica
È di una sorprendete maturità il primo romanzo di Monica Zunica, che irrompe così nella scena letteraria napoletana… Non sappiamo quale potrebbe essere un momento più giusto di questo, per parlare anche in letteratura di un argomento scottante e delicato come quello di preti e pedofilia. Lo zio prete è un topos della letteratura, da De Marchi a Grazia Deledda. Monica Zunica lo mette in campo con modernità e consapevolezza, con rispetto per il romanzo e per la lingua, insegnando come si possa restare nell’italiano letterario senza sottrarsi alle regole dell’oggi. Una scrittura efficace e asciutta, eppure capace di toccare corde lontane delle nostre maltrattate (dalla letteratura contemporanea) sensibilità.
Stella Cervasio – Repubblica
Monica Zunica è attenta ai dettagli minimi: le mani, soprattutto, ma anche gli occhi, le atmosfere, e i toni di voce (perché «la verità assoluta, per un bambino, è solo questo: una frase detta lentamente con convinzione»); non racconta grandi eventi, ma rende piccoli eventi interessanti, che è compito della letteratura. E con misurata sapienza, Zunica sa così trovare con delicatezza le parole per dire, lentamente, ai lettori il segreto e il disagio profondo della bambina, ora donna, raccontandone con asciutta pietas una storia di (stra)ordinario orrore quotidiano riscattato dall’ossimoro finale di una disperata speranza: «Dicono che scrivere è il desiderio di possedere ciò che altrimenti sfugge. Dicono che le parole, se le scrivi, non appassiscono nei silenzi. Non importa che ci sia qualcuno ad ascoltarle, ciò che conta è sapere che il passato non va dimenticato. Ma reso proprio».
Donatella Trotta – Il Mattino
… scolpisce emozioni autentiche, rapide, incandescenti come la sofferenza femminile che scorre in prima persona, dove si annida l’amore estorto alla fiducia dell’infanzia, sotto le coperte di un’odiata ma irrinunciabile sottomissione all’abuso, dietro la normalità di un quotidiano composto da madre, padre, fratellino, zio con alibi da prete.
Donatella Gallone - Napolipiù
Senza sapere nulla, il racconto lungo - o romanzo breve -, con cui la giovane scrittrice napoletana Monica Zunica esordisce, è un bell’esempio di sorvegliata concentrazione della scrittura intorno a temi che si potrebbero quasi dire «classici» del femminile, sviluppati tuttavia attraverso una assai originale soluzione narrativa. Un esordio convincente.
Francesco Durante - Il Corriere del Mezzogiorno
-------------------------
Ida Dominijanni
Fuori norma. Lo «stile» operaista
Ida Dominijanni intervista Mario Tronti
«Operai e capitale» di Mario Tronti, la Bibbia dell'operaismo italiano, torna in libreria per DeriveApprodi quarant'anni dopo la sua pubblicazione einaudiana del 1966. E' l'occasione per tornare a riflettere sul messaggio e la dirompenza di quel libro e sul percorso di tutto l'operaismo, un'eresia marxiana che non da oggi vive una stagione di riscoperta in Italia e all'estero.
Manuale del buon conservatore
Ida Dominijanni*
Intervista a Stefano Rodotà. Chi vuole cambiare la Carta del '48 è un buon innovatore, chi la difende è un cattivo conservatore: questo è stato il ritornello della riforma costituzionale per molti anni e anche in questa campagna referendaria. Lo smontiamo in questa intervista con StefanoRodotà: è buon conservatorismo volere che la nostra resti una Repubblica parlamentare e non volere sacrificare la rappresentanza a vantaggio della decisione e dell'investitura del Capo. E dopo il referendum, se il No vince, la «manutenzione» della Costituzione
SPETTRI MECCANICI
Ida Dominijanni
Affollare il discorso con questi fantasmi relativi al cambiamento della famiglia e della morale sessuale aiuta a rimuoverne altri e forse più ingombranti, relativi ai mutamenti che effettivamente le tecnologie portano sulla scena della procreazione. Vita (nascente) ridotta a sequenza biologica, corpo (materno) ridotto a organo riproduttivo di transito, sessualità tacitata: sono queste le trasformazioni destinate a imprimersi davvero nell’immaginario contemporaneo, trasformando gli antichi fantasmi sul “mistero” della nascita nel grembo materno nei nuovi fantasmi sulla “rivelazione” della nascita in provetta
Quel circolo di sacro e secolare
Ida DominijanniIntervista a Mario Tronti. Ratzinger dopo Wojtyla, il professore di teologia a Tubinga dopo l'attore di teatro a Cracovia: segni e sensi di un cambio di pontificato nel mondo globale, dove la religiosità contamina la secolarizzazione e la politica secolarizzata contamina la religione. La rete strappata della Chiesa e la ricetta della «fede adulta» di Benedetto XVI. I tempi nevrotici della modernizzazione e la funzione umanizzante del sacro. Il culto del capo e il populismo dalle democrazie a Piazza San Pietro
(da "Il Manifesto", 29 aprile 2005)
A chi piace il diritto all'aborto?
Ida Dominijanni
La legge 194, che oggi viene attaccata come una legge permissiva e difesa come una trincea irrinunciabile, fu una legge di compromesso, nel quale molto sapere femminista restò fuori dalla codificazione. Ma che ha funzionato, non come legge abortista, ma come cornice di regolazione e limitazione degli aborti.
-----------------------------------------------------------------------------
Wanda Tommasi insegna Storia della filosofia contemporanea all’Università di Verona. Con la comunità filosofica femminile “Diotima”, ha elaborato il pensiero della differenza sessuale. Ha lavorato molto su Simone Weil e su altre pensatrici contemporanee. Fra le sue pubblicazioni più recenti: I filosofi e le donne (Tre lune, 2001), Etty Hillesum. L’intelligenza del cuore (Messaggero, 2002), e La scrittura del deserto. Malinconia e creatività femminile (Liguori, 2004).
-------------------------------------------------
Gina Lagorio, avida lettrice, scrive per conoscere ed impadronirsi del mondo.
ina Lagorio, piemontese di nascita, ha vissuto a lungo in Liguria e ora abita a Milano. I suoi studi sono stati letterari e ha amato molto la poesia. Di se stessa scrive: «Raccontare è stato per me una seconda maniera di essere, una risposta istintiva al bisogno di espressione per impadronirmi del mondo, attraverso un tipo diverso di conoscenza».
La visione dell’arte e della vita di Sbarbaro, che considera il suo maestro, è quella che più l'ha influenzata, e a cui ha guardato come una meta non solo letteraria.
Ha scritto opere di narrativa, di saggistica e di teatro. Tra le prime: Il polline (1966), Approssimato per difetto (1971), La spiaggia del lupo (1977), Fuori scena (1979), Tosca dei gatti (1983), Golfo del paradiso (1987), Tra le mura stellate (1991), Il silenzio (1993), Il bastardo, ovvero gli amori, i travagli e le lacrime di Don Emanuel di Savoia (1996), Inventario (1997), L’arcadia americana (1999).
Proprio all'indomani della pubblicazione di questo romanzo breve, frutto di un’esperienza di viaggio negli USA dove l'autrice è stata invitata dall’American Association of Italian Studies, ItaliaLibri l'ha incontrato per un'intervista. E' il 5 aprile 2000.
Càpita, il romanzo a cui la scrittrice ha lavorato fino alla fine, il 17 luglio 2005, spiega con precisione le lente, labilissime conquiste del suo lungo inverno di malata, racconta le ore della malattia senza pudori e reticenze, descrivendo gli stati d’animo distesi, allegri, ma anche quelli disperati.
Tra le opere di saggistica: Fenoglio (1970), Sui racconti di Sbarbaro (1973), Sbarbaro: un modo spoglio d’esistere (1981), Penelope senza tela (1984), Russia oltre l’URSS (1989), Il decalogo di Kieslowski (1992). I suoi testi teatrali sono raccolti nel volume Freddo al cuore (1989).
Ha vinto importanti premi letterari. Le sue opere sono tradotte in numerosi paesi.
Inventario
E' la storia dell'autrice, svolta per temi, per pensieri, per sensazioni.
Passa per gli anni della scuola, da alunna e da insegnante, per la Russia, la Liguria, la Palestina; descrive gli incontri con personaggi che in qualche modo hanno segnato la sua vita, come Pertini ed Elsa Morante; parla del rapporto con il marito; racconta i personaggi dei libri che ama come se fossero reali.
Tosca dei gatti
Questo romanzo ha una struttura narrativa molto originale: la vita di Tosca viene narrata da Gigi, giornalista e suo vicino di casa che ne descrive la vita esteriore e da Tosca stessa che descrive la sua vita emotiva, i suoi pensieri, le sue paure... e nella narrazione di Tosca, Gigi diventa un personaggio.
Tosca è una persona che sa dare tutta se stessa agli altri e soprattutto ai gatti.
Clotilde tra due guerre di Elena CaninoIntroduzione di Lucetta Scaraffia Edizioni Le Lettere
Felice incrocio fra invenzione e autobiografia, tra personaggi e vicende inventati o adattati e la storia vera di una famiglia, questo romanzo si dipana dal 1915, quando Clotilde era una giovane liceale a Genova, fino al 1943, quando da Napoli – che era ormai diventata la sua città – si trasferisce a Sorrento per sfuggire alle atrocità della guerra.
Romanzo bello e appassionante, ma anche documento storico: con gli occhi di una ragazza prima e di una donna poi, sono visti e raccontati – dalla parte di chi li ha vissuti – momenti cruciali e drammatici della storia italiana.
Dall’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale all’ascesa e caduta del regime fascista, la storia della borghesia italiana viene raccontata con la drammatica consapevolezza che tutto sta cambiando.
Ma si tratta anche della vicenda biografica di una donna di buona famiglia, colta e desiderosa di maggiore libertà, ma non disposta a ottenerla rompendo con gli affetti familiari.
“15 febbraio
Sul Giornale d’Italia c’è una fotografia della principessa Maria Josè con i capelli corti e una margherita appuntata sulla chioma crespa. L’ho fatta vedere a papà per convincerlo a permettermi di tagliare le trecce. Non valgono gli esempi reali, anzi il contrario. Papà dice che quello che fa la figlia di un re, non lo può fare la figlia di un magistrato.”
Nel 1915 Clotilde, liceale sedicenne da poco trasferita a Genova con la famiglia al seguito del padre magistrato, inaugura il suo diario con la descrizione del discorso interventista di D’Annunzio a Quarto. E lo concluderà quasi trent’anni dopo, nel 1943 a Napoli, in procinto di trasferirsi forzatamente a Sorrento perché gli americani hanno requisito la sua villa. Romanzo in forma di diario, Clotilde tra due guerre è in realtà quasi un’autobiografia, anche se, per discrezione, i nomi vengono cambiati.
L’autrice, Elena Canino, morì nel 1957 proprio nei giorni della pubblicazione del libro, patrocinato da Leo Longanesi, il quale qualche anno prima aveva indotto la Canino al debutto editoriale con il manuale La vera signora, scritto come “pendant” del best seller Il vero signore del comune amico Giovanni Ansaldo.
Ed Elena Canino, la Clotilde del romanzo, impersonò indubbiamente il ruolo della “vera signora” per tutta la vita, restando fedele ai valori inculcati in lei dall’austera famiglia e dall’ambiente della buona borghesia all’interno del quale si muoveva, non però vivendoli supinamente o con rancore represso, ma vagliandone la tenuta alla luce del difficile e doloroso periodo storico in cui le toccò vivere.
Questi tre diversi ambiti, cioè la vicenda personale - che si snoda come un romanzo di formazione al femminile - la crisi e l’evoluzione della società borghese all’avvento del fascismo e la storia italiana della prima metà del ‘900 s’intersecano continuamente nel racconto creando uno scenario dalla prospettiva profonda e con un ampio e variegato gruppo di personaggi, parecchi dei quali con nomi di spicco, come Nitti, Ciano, Ansaldo, Croce. Ad esempio, delineando gli ideali patriottici della Prima guerra mondiale riesce a motivare la scelta eroica del cugino Guido, suo primo amore, caduto nel 1916. L’avvento del fascismo trova la famiglia di Clotilde trasferita a Roma: “Qualcosa di grave si va preparando- scrive nel maggio del 1921 – papà dice che non si può rivalutare una Vittoria come Mussolini vuol fare.
La Vittoria non può essere rivalutata da un uomo, ma da un popolo.”
In famiglia le opinioni si diversificano, pur nel rispetto reciproco:
“Mamma dice che è colpa del re se ormai non si sa più cosa sia legale e cosa illegale in Italia. Io amo il re. Perché è stato il re dei soldati che sono morti per la patria.”
Nel 1936 un altro giovane della famiglia cade in combattimento: il figlio adolescente della sorella di Clotilde, cresciuto nel mito fascista, muore da volontario in Spagna coi franchisti mentre i suoi genitori, arricchitisi col regime, tentano l’avventura in Abissinia. Nel frattempo Clotilde si è laureata in archeologia e ha ricevuto l’offerta di un corso di perfezionamento ad Atene, ma i genitori non concepiscono tanta autonomia e la convincono invece a dedicarsi all’insegnamento.
“Quando mi guardo allo specchio, mi chiedo perché nella mia vita ci sia questo deserto”: assetata d’affetto ma senza speranza di trovare un compagno dopo aver perso di vista un architetto di cui s’era innamorata, accetta un posto d’insegnante ad Ischia e incredibilmente vi ritrova l’amato, con cui si sposa in tempi brevi stabilendosi a Napoli. Poi, il 10 giugno 1940, ascolta in piazza la voce del Duce: “Sul quadrante della storia è scoccata un’altra ora del destino….”
E’ di nuovo la guerra, che incomincia a scandire anni terribili. Per Clotilde la più forte lacerazione è dover abbandonare la propria casa: “Quello che occorre agli uomini forse è lo spazio, ma alle donne occorrono solo quattro mura per vivere in pace.”
È la voce delle nostre nonne che torna a farsi sentire, suscitando in ogni lettore ricordi, emozioni e malinconie.
Le prime righe
ANNO 1915
5 maggio
Questa mattina, appena Eugenia è entrata in camera a portarci le scarpe lucidate, Margherita che è sempre l'ultima ad alzarsi, si è gettata giù dal letto. Tanta premura derivava dal fatto che dovevamo andare con gli Odero a Quarto a sentire il discorso di D'Annunzio... e D'Annunzio è l'unico e vero Dio del suo corteggiatore Crisi.
La guardavo mentre si pettinava. È molto carina quando ha tutti i capelli sciolti, ma quando si fa le trecce esce fuori il suo naso che è il naso ciociaro... di papa e di zio Raffaele.
Avanti, alzati!
Non ne avevo nessuna voglia, mi sono seduta sul letto a considerare con antipatia i pumps delle cerimonie. Chissà perché i poeti parlano sempre di dolori sublimi e mai di ragazze disperate a causa dei pumps. Senza tacco, sono freddi d'inverno, arroventati d'estate, adatti semmai per la sera e la sera noi non usciamo mai. Con un calcio li ho mandati a finire sotto il letto.
6 maggio
Nella Scat aperta i nostri cappelloni di paglia di Firenze minacciavano sempre di volarci dalla testa, mi doleva il braccio a furia di tenerlo fermo con la mano. Il tragitto, che non è lungo, è durato più di un'ora perché la strada verso Quarto era affollatissima. Le case erano tutte imbandierate, sulle navi ancorate in porto un velivolo faceva evoluzioni. Tutte le sirene ad un tratto si sono messe a fischiare; allora il signor Odero si è commosso e ha detto con voce strozzata: «Stiamo andando verso i destini della patria».
A Quarto, il monumento di Garibaldi era coperto da un panno rosso e intorno vi stavano i garibaldini. D'Annunzio è arrivato alle dieci e mezzo precise, vestito di grigio e con la bombetta in mano. Era molto pallido, rasato accuratamente mentre le autorità che lo circondavano avevano baffoni e barboni neri.
Elena Canino
Clotilde tra due guerre
Per tornare alla home page..cliccate sul link:
http://lepaginelp.blogspot.com/